31.12.09 Odioilcarcere: tutte e tutti sotto Rebibbia!

NON VOGLIAMO PIÙ CHE DI CARCERE SI MUOIA
MA NEMMENO CHE DI CARCERE SI VIVA!

Da quanto tempo gridiamo queste parole? Da quanto tempo le scriviamo sui muri?
Le abbiamo impresse sulla copertina sin dalla prima Scarceranda!
 
Eppure di carcere si continua a morire e di carcere donne e uomini continuano a vivere sempre di più.

Nei 206 istituti penitenziari italiani sono stipati 65.719 uomini e donne, 9.000 in più dello scorso anno.
Il 37%  ha sul documento di identità un timbro diverso dal nostro: li chiamano stranieri.
Il 25%  ha fatto uso di sostanze stupefacente: li chiamano tossicodipendenti.

Quasi la metà, ossia 31.136 sono in attesa di giudizio, dunque  innocenti.
Tra i 27 paesi dell’Unione, l’Italia ha il primato per la  presenza in carcere di persone non condannate: il 47,3% di fronte a una media europea al di sotto del 20%.  Quasi 20.000 persone in carcere hanno condanne inferiori ai 3 anni. E si continua a incarcerare chiunque appartenga alle fasce emarginate e disagiate.

Ma soprattutto in carcere si muore e il numero è in continua crescita. Dall’inizio del 2009 alla fine di novembre sono morte 168 persone detenute, di cui 66 per suicidio; in crescita rispetto allo scorso anno che era di 146 morti di cui 46 suicidi. Le morti in carcere, quando non sono suicidi, vengono definiti “da accertare” secondo la terminologia dei burocrati, in realtà le persone in carcere vengono uccise dalla mancata assistenza medica, dalle condizioni degradanti del carcere, ma soprattutto dai pestaggi.  
      
Come Stefano Cucchi, un ragazzo di 31 anni, assassinato dalla ferocia di tutte le istituzioni che l’hanno avuto “in consegna”: carabinieri, polizia penitenziaria, magistrati, medici. Perché in Italia si nega ma esiste la tortura che viene regolarmente sperimentata sulle detenute e i detenuti.
Ma quanti Stefano Cucchi vengono uccisi senza che se ne sappia nulla? Come Yassine El Baghdadi di soli 17 anni, registrato come suicidio il 17 novembre nell’Istituto per Minori (IPM) di Firenze, buttato in carcere per tentato furto. Il carcere come discarica dei problemi sociali: solo chi rifiuta o non sottosta alle leggi dei potenti finisce in carcere.
      
Oltre ai 206 istituti penitenziari, con annessi 6 Ospedali Psichiatrici Giudiziari, ossia i manicomi criminali che annientano 1600 segregati, aumentati del 20% nell’ultimo anno, ci sono gli  Istituti Per Minori –IPM- con 530 ragazzi e ragazze, e infine le celle di sicurezza delle questure di PS e delle stazioni dei CC, nelle quali transitano, mai indenni, decine di migliaia di persone.


Ma non basta ancora! Al paesaggio di sbarre, mura, celle e custodia si aggiungono le gabbie dei Centri di Identificazione ed Espulsione, i famigerati CIE, i lager in cui vengono rinchiuse le persone immigrate. Lì dentro donne e uomini subiscono violenze e soprusi, si ammalano e muoiono sotto lo sguardo complice degli operatori della Croce Rossa o degli altri enti gestori. Nell’ultimo anno, solo nel CIE di Ponte Galeria, sono morte per queste cause Salah Soudani e Nabruka Mimuni.
Sono 13 le strutture presenti sul territorio nazionale per una capienza massima di 1814 persone ma deportazioni di massa e un’impossibile assistenza legale non permettono tuttora una trasparente stima dei reclusi e delle recluse.

Un panorama devastante che è peggiorato in seguito all’approvazione del Pacchetto Sicurezza che ha prolungato fino a 6, i mesi di reclusione.

A questo punto dobbiamo farci delle domande non più rinviabili:
Cosa ne sappiamo di come si vive e si muore dietro quelle mura? Leggi e regolamenti non ci danno la risposta!
Ogni tanto la cosiddetta opinione pubblica viene a conoscenza di questi crimini di stato commessi dietro quelle sbarre e ne resta stupita. Allora sdegnata chiede diritti e garanzie,  nuove leggi e regolamenti per chi sta dall’altra parte del muro.
Fino a quando assisteremo a questo massacro, esprimendo solo di tanto in tanto la nostra protesta?
La storia dei supplizi, della segregazione, della libertà tolta, in tutti i paesi e in tutte le epoche ci insegna che soltanto una pressione costante, continua, incalzante, può intaccare la ferocia di quella mostruosità che si definisce sistema di reclusione. Intaccarlo nella prospettiva dell’abolizione definitiva di questa barbarie.
Uno solo è il diritto che dobbiamo rivendicare, il diritto di indignarci e quindi il diritto di lottare!!!
La lotta contro il carcere e gli altri sistemi privativi della libertà va condotta tutti i giorni! Con efficacia e determinazione, unendo tutte e tutti quelli che odiano ogni gabbia.  

Contro ogni carcere giorno dopo giorno

Per cominciare: 31 dicembre tutte e tutti sotto il carcere di Rebibbia dalle ore 11,00 alle 15,00.

Per contribuire alla giornata di lotta e sostenere Scarceranda l’appuntamento è venerdi 18 dicembre alle 19.00 al CSOA  Forte Prenestino.
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Attica Blues (ROR) – 19.10.2009

Attica Blues
Oltre la black music: l’arte, le lotte, la storia e l’eredità culturale della schiavitù e della diaspora nera nel mondo.
In onda ogni lunedì dalle 22.15 alle 23.15 su Radio Onda Rossa, 87.9 FM.
http://www.ondarossa.info/
http://attica-blues.noblogs.org/
atticablues@ondarossa.info

 

 

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Attica Blues (ROR) – 12.10.2009

Attica Blues
Oltre la black music: l’arte, le lotte, la storia e l’eredità culturale della schiavitù e della diaspora nera nel mondo.
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Attica Blues (ROR) – 05.10.2009

Attica Blues
Oltre la black music: l’arte, le lotte, la storia e l’eredità culturale della schiavitù e della diaspora nera nel mondo.
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09.07.09 Presidio davanti al CIE di Ponte Galeria

 

GIOVEDÌ 9 LUGLIO 2009, DALLE ORE 16.30

PRESIDIO DAVANTI AL CIE DI PONTE GALERIA

Nelle giornate in cui si svolgerà il G8 vogliamo stare fuori dalle mura Ponte Galeria, mentre i cosiddetti “grandi della terra” saranno nascosti dentro una caserma a parlare della crisi. I governi del mondo chiamano a gran voce la libera circolazione delle merci e dei capitali, pretendendo di fermare e controllare i flussi migratori, mentre l’unica possibilità di movimento concessa alle persone sembra essere quella legata al mercato del turismo o allo sfruttamento del lavoro. Respingimenti, detenzioni indiscriminate e politiche securitarie di militarizzazione sembrano essere la risposta dei cosiddetti paesi industrializzati alla crisi economica e sociale che hanno contribuito a creare.
Pochi giorni fa è stato definitivamente approvato il “pacchetto sicurezza”, attraverso cui il territorio dello stato italiano assumerà ancor di più il carattere di laboratorio a cielo aperto della repressione permanente. L’entrata o la permanenza “irregolare” al suo interno diventa reato, la durata massima della permanenza nei CIE (Centri di Identificazione ed Espulsione) è estesa da 2 a 6 mesi, le ronde razziste vengono legalizzate, solo per citare alcuni degli inasprimenti repressivi previsti dalla nuova legge. Intanto i reclusi dei CIE di Milano, Bologna e Gradisca d’Isonzo stanno già protestando con uno sciopero della fame.

Vogliamo tornare fuori da Ponte Galeria perché nei CIE finiscono persone rastrellate per strada mentre tornano a casa dopo una giornata di lavoro sottopagato, mentre fanno la fila per rinnovare il permesso di soggiorno, oppure mentre aspettano un amico per uscire la sera.
Chiunque protesti contro le brutali condizioni di vita imposte da questi lager democratici (sovraffollamento, igiene inesistente, psicofarmaci come strumento di sedazione di massa, acqua razionata e negazione di ogni assistenza) si trova a subire violenze fisiche e intimidazioni. Pestaggi e abusi da parte della polizia e della Croce Rossa (che gestisce il CIE di Ponte Galeria) sono all’ordine del giorno e solo negli ultimi tre mesi si sono registrate due morti: Salah Souidani, morto dopo che il personale sanitario gli aveva rifiutato l’assistenza medica (e dopo aver inoltre subito un pestaggio poliziesco, secondo la testimonianza di altri reclusi), e Nabruka Mimuni, che era in Italia da trent’anni e che, dopo aver ripetutamente minacciato di togliersi la vita piuttosto che essere rimpatriata, è stata lasciata in balia del proprio destino.

Non è pensabile che persone che hanno scelto di andarsene dal proprio paese d’origine, mettendo spesso a rischio la propria vita per costruirsi un futuro migliore, o per fuggire da un presente di oppressione, si trovino ad essere rinchiuse in un lager di stato.

La clandestinità non è che una condizione imposta da politiche razziste, xenofobe, basate sullo sfruttamento e sul ricatto continuo. Noi non ci dividiamo in “italiani” o stranieri, ma ci consideriamo tutti e tutte abitanti del mondo.

Libertà di movimento per tutte e tutti.
Chiudere i Centri di Identificazione ed Espulsione.
Contro la società dei recinti e delle frontiere.

GIOVEDÌ 9 LUGLIO, DALLE ORE 16.30 PRESIDIO A PONTE GALERIA:
MUSICA, VOCI, PAROLE.

L’appuntamento per prendere tutte e tutti il trenino è alle 16.00 alla stazione Ostiense.

Portiamo tutta la nostra creatività, la nostra rabbia e la nostra forza davanti a quelle mura, facciamo sentire a chi vi è rinchius* la solidarietà di tutt* coloro che non vogliono più tollerare l’esistenza di questi lager, né le torture e gli omicidi di stato che si vorrebbero occultare al loro interno.

Il presidio si svolge nel parcheggio della fermata "Fiera di Roma" del trenino per Fiumicino aeroporto (Via Gaetano Rolli Lorenzini angolo Via Cesare Chiodi).

Antirazziste e Antirazzisti
 

JUEVES 9 DE JULIO DEL 2009, DESDE LAS 16:30

CONCENTRACIÓN DELANTE DEL CIE PONTE GALERIA

En los días en los que tendrá lugar el G8 queremos estar fuera de los muros de Ponte Galeria, mientras los susodichos “grandes de la tierra” estén escondidos dentro de un cuartel para hablar de la crisis. Los gobiernos del mundo piden a gritos la libre circulación de las mercancías y del capital, pretendiendo parar y controlar los flujos migratorios, mientras que la única posibilidad de movimiento concedida a las personas parece que sea aquella que está relacionada con el mercado del turismo o la explotación en el trabajo. Expulsión, detención indiscriminada y políticas de seguridad basadas en la militarización parecen ser la respuesta de los susodichos países industrializados a la crisis económica y social a la cual han contribuido a crear.

Hace pocos días fue aprobada lal “ley de seguridad”, a través de la cual el territorio del Estado italiano asumirá aún más el carácter de laboratorio a cielo abierto de la represión permanente. La entrada o permanencia en los CIE (Centros de identificación y expulsión) ha sido extendida de 2 a 6 meses, las rondas nazis han sido legalizadas, solo por citar algunos de los agravamientos represivos previstos en la nueva ley. Mientras tanto l@s pres@s de los CIE de Milán, Bologna y Gradisca d’Isonzo ya están protestando con una huelga de hambre.
Queremos volver fuera de Ponte Galeria porque en los CIE acaban las personas que han sido rastreadas por la calle mientras volvían a casa después de una jornada de trabajo mal pagado, mientras hacían la cola para renovar el permiso de residencia o mientras esperaban a un amigo para salir por la noche.

Cualquiera que proteste contra las brutales condiciones de vida impuestas por estos campos de concentración de la democracia (superpoblación, higiene inexistente, pscicofarmacos como instrumento para sedar las masas, agua racionada y la negación a cualquier asistencia) se encuentra que tiene que soportar violencias física y intimidaciones. Palizas y abusos por parte de la Cruz Roja (que gestiona el CIE de Ponte Galeria) son al orden del día y solo en los últimos tres meses se han registrado dos muertes: Salah Souidani, muerto después de que el personal sanitario le hubiera negado asistencia médica (y después de haber sufrido además una paliza por parte de la policía, según los testimonios de algunos reclusos) y Nabruka Mimuni, que estaba en Italia desde hacía treinta años y que, después de haber amenazado repetidamente en quitarse la vida, antes que ser repatriada, fue dejada a la suerte de su propio destino.

No es pensable que personas que han elegido dejar su propio país de origen, poniendo en riesgo su propia vida para construir un futuro mejor, o para escapar de un presente de opresión se encuentren siendo encarceladas en un campo de concentración del Estado.

La clandestinidad no es más que una condición impuesta por las políticas racistas, xenófobas, basadas en la explotación y en el chantaje continuo. Nosotros no nos dividimos en “italianos” o extranjeros, sinó que nos consideramos tod@s habitantes del mundo.

 
Libertad de movimiento para todas y todos.

Por el cierre de los Centros de Identificación y expulsión.


Contra una sociedad de recintos y de fronteras.


JUEVES 9 DE JULIO, DESDE LAS 16:30: CONCENTRACIÓN EN PONTE GALERIA:


MUSICA, VOCES, PALABRAS.

Traigamos toda nuestra creatividad, nuestra rabia y nuestra fuerza delante de esos muros, hagamos sentir a quien está recluso la solidaridad de tod@s aquell@s que ya no quieren tolerar la existencia de estos campos de concentración, ni las torturas ni los homicidios de Estado que quisieran ocultar dentro de ellos.
La quedada es el aparcamiento de la parada “Fiera di Roma” del tranvía hacía Fiumicino Aeroporto (via Gaetano Rolli Lorenzini angolo via Cesare Chiodi) La quedada para coger el tren es a las 16:00 en la estación Ostiense.
 
Compañer@s antirracistas
THURSDAY THE 9TH OF JULY, 2009 FROM 16.30

PROTEST IN FRONT OF THE IDENTIFICATION AND EXPULSION CENTER (CIE)


AT PONTE GALERIA

In the days of the g8 summit we will be outside the walls of Ponte Galeria, while the so-called “great eight” will be hiding inside a military base to discuss about crises.
The governments of the world talk in favour of a free circulation of goods and capital, expecting to stop and control the flow of migration. At the same time the only ways that people have to move are those related to the tourist industry or labour exploitation.
Deportations, uncontrolled detentions and security politics characterised by militarization, seem to be the answer of the industrialised countries to the financial and social crisis that they in great part have created themselves.
A few days ago the so called "security act" (pacchetto sicuezza) was approved. Because of this law the territory of the Italian state will be characterised as an open air laboratory of permanent repression even more than before. The unauthorised entrance or staying on the Italian territory is becoming a crime. The maximum detention period inside the CIE is extended from 2 to 6 months. The racist squads are being legalised. This is just to mention a few of the repressive norms that are included in the new law. Meanwhile the inmates of the CIE in Milan, Bologna and Gradisca d’Isonzo are already protesting with an hunger strike.

We want to return to Ponte Galeria because behind the walls of the CIE there are people who have been arrested e.g. on their way home after a long day of underpaid labour, while standing in line to renew their residence permit or simply while waiting for a friend at a bus stop.
Whoever protests against the brutal living conditions imposed by these “democratic” concentration camps (Overcrowding, lack of hygiene, mind-bending medicines as instruments of mass sedation, lack of water and negation of any assistance) undergoes physical violence and intimidation. Beating-up and abuse from the police and the Red Cross (who manages the CIE at Ponte Galeria) are daily routine. The last three months two dead causalities have been registered: Salah Soudaini, dead after the sanitary staff refused to provide him with medical assistance (and after undergoing a police beating, according to the testimony of other inmates), and Nabruka Mimuni, who had been in Italy for 30 years and who repeatedly threatened to commit suicide if she was going to be repatriated, was left at the mercy of her destiny.

It is unthinkable that people who have decided to leave the country of their origin, often risking their life in an attempt to construct a better future or who flea from an oppressive situation, find themselves locked away in a concentration camp of the state.

Clandestinity is nothing but a condition imposed by racist and xenophobic politics based on exploitation and continuous blackmailing. We do not categorise ourselves in Italians or foreigners, but think of ourselves as people from the world.

Freedom of movement for everybody.

Shut down the Identification and Expulsion Centres.


Against the society of fences and borders.


THURSDAY 9TH OF JULY, FROM 16.30 PROTEST AT PONTE GALERIA:


MUSIC, VOICES, WORDS.

Let’s bring our creativity, our anger and our strength in front of those walls. Let’s make it possible for the people who are locked up to hear the solidarity of all those, which do not want to tolerate anymore the existence of these concentration camps. Nor do we want to tolerate the tortures and the state murders that the authorities are hiding from us.
We will meet at the car park of the train stop “Fiera di Roma” where the train to Fiumicino Airport stops (the corner between Via Gaetano Rolli Lorenzini and Via Cesare Chiodi). Meeting point at Ostiense station at 16.00 in order to take the train all together.
 
Antiracists
JEUDI 9 JUILLET 2009, A PARTIR DE 16.30
RASSEMBLEMENT AU C.I.E. DE PONTE GALERIA

Pendant les jours dans lesquelles le G8 aura lieu, nous voulons aller dehors le mur du C.I.E. de Ponte Galeria, tandis que les prétendus “grands de la terre” se cachent à l’intérieur d’une caserne pour parler de la crise. Les gouvernements du monde acclament haut et fort la libre circulation des marchandise et des capitaux, avec la prétention de bloquer et de contrôler les flux migratoires, dans un monde où la seule possibilité de mouvement accordée aux gens semble être celle liée au marchet du tourisme ou à l’exploitation du travail. Repoussements, détentions indiscriminées et politiques sécuritaires de militarisation semblent être la réponse des pays dit industrialisés à la crise économique et sociale qu’ils ont contribué à créer.

Il y a quelques jours que le “paquet sécurité” a été définitivement approuvé et avec ce nouveau outil le territoire italien aura encore plus le caractère d’un laboratoire à ciel ouvert de la répression permanente. L’entrée ou la permanence “irrégulier” à son intérieur devient un délit, la durée de permanence dans les C.I.E. (Centre d’Identification et d’Expulsion) est comprise entre les 2 et les 6 mois, les rondes racistes sont légalisées, et ces sont seulement aucuns des nombreux durcissements prévus par la nouvelle loi. Pour le moment, les prisonnières et les prisonniers des C.I.E de Milan, Boulogne et Gradisca d’Isonzo protestent en conduisant une grève de la faim.

Nous voulons retourner à Ponte Galeria parce-que dans les C.I.E. se trouvent les personnes ratissées quand ils rentrent chez soi après une journée de travail souspayé, tandis qu’ils font la queue pour le renouvellement du permis de séjour, ou tandis qu’ils attendent des amis pour aller faire une promenade.
Qui proteste contre la brutalité des conditions de vie imposées par ces lager démocratiques (surpeuplement, manque d’hygiène, psycholeptiques utilisé comme sédatifs, eau rationnée et négation de chaque type d’assistance) reçoit violences physiques et intimidations. Raclées et abus par la police et la Croix Rouge Italienne (qui détienne la gestion du C.I.E. de Ponte Galeria) sont à l’ordre du jour.
Et seulement durant les trois derniers mois ont eu lieu deux morts: Salah Souidani, décedu après que le personnel sanitaire lui avait refusé l’assistance médicale (et après avoir subit une raclées par la police, selon les témoignages des autres prisonniers), et Nabruka Mimuni, qui habitait en Italie depuis trente ans et, après nombreuse menaces de se suicider plutôt qu’être déportée vers son pays d’origine, a été abandonnée à son destin.

Ce n’est pas possible que qui a décidé de quitter son pays d’origine, en risquant souvent sa vie pour se construire un futur meilleur ou pour échapper d’un présent d’oppression, soit incarcéré dans un lager d’État.

La clandestinité n’est qu’une condition imposée par les politiques racistes, xénophobes, fondées sur l’exploitation et le chantages. On ne se partage pas entre “italiens” et “étrangers”, nous sommes toutes et tous habitants du monde.


Liberté de mouvement pour toutes et tous

Fermeture immédiate des Centres d’Identification et d’Expulsion
Contre la société des frontières et des clôture

JEUDI 9 JUILLET, A PARTIRE DE 16.30 RASSEMBLEMENT A PONTE GALERIA
MUSIQUE, VOIX, PAROLES

Rendez-vous à 16 heures à la gare Ostiense pour prendre toutes et tous ensemble le train (direction aéroport de Fiumicino).

Portons-nous notre créativité, notre rage et notre force devant ce mur pour transmettre à ceux qu’y sont incarceré(e)s la solidarité de toutes et tous ceux qui ne veulent plus tolérer l’existence de ces lager, ni les tortures et les homicides d’Ètat qu’ils voudraient dissimuler à l’interieur d’eux.

Le rassemblement aura lieu sur le parking de l’arrêt « Fiera di Roma » (à l’angle des rues Gaetano Rolli Lorenzi et Cesare Chiodi).

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05.07.09 Festa antirazzista @ Porto Fluviale

Domenica 5 luglio
Compleanno dell’occupazione di via del Porto Fluviale 12, zona Ostiense.

Dalle 16.00 festa antirazzista con giochi-spazio bimbi,
dalle 18.00 proiezione del film Mare Nostrum e dibattito,
verso l’iniziativa del 9 luglio sotto Ponte Galeria.

A seguire cena a sottoscrizione con specialità da tutto il mondo.

No al pacchetto sicurezza
No al razzismo
No ai lager di stato

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20.06.09 TorBellaMonaca Antirazzista

TORBELLAMONACA ANTIRAZZISTA

Dopo i recenti fatti verificatisi a danno dei migranti nel
quartiere, gli abitanti che rifiutano la logica del "pestaggio" del
"diverso" si mobilitano per fronteggiare il possibile dilagare di
queste forme di "nuovo" fascismo e razzismo.
Torbellamonaca non è come viene dipinta dai media, è presente una
grande realtà sensibile ai problemi e antirazzista, moltissimi abitanti
che rifiutano ogni forma di fascismo.
Sabato 20 giugno è stata messa in piedi una giornata di "festa" e
mobilitazione, da varie realtà e individualità del quartiere, per
sensibilizzare il territorio, in cui la presenza di comunità
"straniere" e migranti è enorme (nell’VIII Municipio i dati ufficiali
contano la presenza di 77 culture differenti).

TORBELLAMONACA MULTICULTURALE

SABATO 20 GIUGNO
DALLE ORE 16.00

"Festa in Piazza"
L.go Ferruccio Mengaroni, 11
(piazza adiacente i locali del "CHE"ntro Sociale di TBM)

si partirà con giochi per bambine e bambini:
laboratorio e costruzione di aquiloni,
tiro alla fune, pignatta e altri giochi organizzati

dibattito

spettacoli di giocoleria e artisti di strada

cena multietnica: cous cous, zighini, grigliata e altri piatti tipici

in serata concerto Hip Hop Don’t Stop con:

AMIR, SAGA, APOSTOLI DI STRADA, CEMENTO ARMATO, SST, FACCE SCOPERTE, LIL’FLAME, TAKJ, GNS LUKÈ e microfoni aperti…

giornata a cura di: Tor Bella Monaca antirazzista
x info: tbminterculturale@m8.roma.it

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19.06.09 Assemblea contro il pacchetto sicurezza

RESPINGIMENTI NEL MEDITERRANEO,

RINNOVO DEGLI ACCORDI CON LA LIBIA,

APPROVAZIONE DEL PACCHETTO SICUREZZA:

BASTA CON LA POLITICA DELLA PAURA E DEL RAZZISMO!

Il ddl 733 (Pacchetto sicurezza) è in corso di approvazione al Senato. Nonostante le proteste e le mobilitazioni organizzate in questi mesi dalle/dai migranti, dalle/dagli occupanti di casa, dalle femministe e dalle lesbiche, dalle/dagli studenti, dalle associazioni di medici, insegnanti e avvocati, e partecipate da tutte e tutti coloro che non accettano più la cultura della paura e del controllo, molte delle norme restrittive della proposta di legge restano in piedi.

In primo luogo il reato di clandestinità, che comporta l’obbligo di denuncia da parte di tutti gli ufficiali pubblici (medici e insegnanti compresi) per chi non è in possesso del permesso di soggiorno; poi l’aumento del periodo di residenza e di vita coniugale per chi vuole
ottenere la cittadinanza italiana; l’aumento (fino a 200 euro) per la richiesta o il rinnovo del permesso di soggiorno; la cancellazione anagrafica dopo sei mesi dalla scadenza del permesso; la cancellazione del registro dei senza fissa dimora; l’estensione del periodo di detenzione nei
CIE fino a sei mesi; l’aumento dei dispositivi di controllo video nelle città; l’istituzione delle ronde e la reintroduzione del reato di oltraggio a pubblico ufficiale.
Queste norme, oltre a limitare a libertà di tutte e tutti, individuano una serie di soggetti da indicare come potenziali criminali: dal "clandestino", al giovane adolescente, a chi sceglie di opporsi al razzismo, alla xenofobia e allo sfruttamento del lavoro; alla mercificazione della cultura e allo svuotamento dei centri delle città, trasformati in vetrina.

Tutto questo mentre il governo italiano rinnova l’amicizia con il Primo Ministro libico, Gheddafi, che ha firmato l’accordo per il controllo delle acque del Mediterraneo e per l’intensificazione delle misure repressive della migrazione in Libia.

Nei mesi precedenti alla prima votazione del pacchetto sicurezza, a Roma si è costituita una rete di collettivi, realtà territoriali, attiviste e attivisti, singole e singoli, che hanno costruito, in linea con altre mobilitazioni nazionali, una manifestazione contro il pacchetto sicurezza.

Pensiamo che quel percorso debba proseguire, anche volgendo lo sguardo a chi è reclusa o recluso nei CIE italiani, come quello di Ponte Galeria a Roma, dove sono quotidiane le notizie di torture, violenze e soprusi nei confronti di chi ha cercato in questo paese un futuro diverso per sé o per la propria famiglia. Per questo riteniamo che sia importante organizzare
una mobilitazione nei giorni dell’approvazione definitiva del disegno di legge.

Per costruire insieme le mobilitazioni, invitiamo tutte e tutti a un’assemblea pubblica che si terrà il 19 giugno prossimo, alle 18.00, presso l’ex cinema Volturno, in via Volturno 37 (vicino stazione termini).

 

 

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29.05.09 CHIUDERE IL CIE DI PONTE GALERIA

venerdì 29 maggio
ore 17.00
fermata "fiera di roma" del trenino roma-fiumicino
presidio sonoro in solidarietà
con le recluse i reclusi del cie di ponte galeria

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CHIUDERE IL CIE DI PONTE GALERIA
 
Il 28, 29 e 30 maggio prossimi si riuniranno qui a Roma i ministri degli interni e della giustizia degli 8 principali stati capitalisti.
Discuteranno e decideranno delle vite di milioni di persone, ed in particolar modo di chi in occidente è ben accett* solo se e fin quando serve ad ingrossare l’esercito degli sfruttati.

E’ la popolazione migrante a pagare il prezzo piu’ alto della crisi, subendo infami ricatti lavorativi, clandestinita’ obbligata e il razzismo costruito dalle istituzioni attraverso il terrorismo dei media e leggi infami.
La detenzione nei lager chiamati C.I.E., la deportazione nei paesi di origine, il respingimento di massa e la reclusione nei campi di concentramento in Libia come in Marocco, sono la risposta che l’Europa di Schengen ha scelto di voler dare alla questione della migrazione.
Nell’odierno clima di propaganda xenofoba si inserisce l’aggressione squadrista di venerdi’ scorso a Villa Gordiani ai danni di membri della comunita’ bengalese, un’intimidazione razzista legittimata dall’ostilita’ e l’ostruzionismo attraverso cui le istituzioni locali (Comune e Municipio VI) hanno posto ripetuti ostacoli burocratici ai festeggiamenti del capodanno Bangla non garantendo la liberta’ di espressione di migliaia di cittadini di Roma e innescando una spirale di odio per il diverso.

Negli ultimi due mesi solo nel centro di Ponte Galeria hanno perso la vita un uomo (Salah Souidani) e una donna (Nabruka Mimuni), entrambi vittime della brutalita’ della Polizia di Stato e della complice indifferenza della Croce Rossa Italiana. Sono questi due apparati militari a dividersi la responsabilita’ della gestione di questo lager della democrazia, in qualita’ di esecutori materiali delle politiche di discriminazione e sterminio applicate all’interno e all’esterno di esso.

In entrambe le occasioni i prigionieri e le prigioniere del C.I.E. hanno dato inizio ad uno sciopero della fame e dieci giorni dopo la morte di Nabruka riescono ad evadere due persone delle tre che ci avevano provato, mentre all’interno la polizia si accanisce su un recluso a caso, pestandolo a sangue.

Per venerdi’ 29, durante i giorni del G8 su sicurezza e immigrazione, lanciamo un appello cittadino a partecipare ad un presidio solidale sotto al C.I.E. di Ponte Galeria, con amplificazione e microfono aperto agli interventi di chiunque voglia comunicare con i/le reclus*.

Facciamo sentire a chi e’ prigionier* dietro quelle sbarre la solidarieta’ di tutt* coloro che non sono piu’ dispost* a tollerare l’esistenza di questi lager, ne’ le torture e gli omicidi di stato che si vorrebbero occultare al loro interno.

L’appuntamento è dalle 17 nel parcheggio della fermata "Fiera di Roma" del trenino per fiumicino aeroporto

(via gaetano rolli lorenzini angolo via cesare chiodi)

 

SOLIDARIETA’ CON I/LE MIGRANTI IN LOTTA

CHIUDERE I C.I.E. SUBITO

NESSUNA GALERA, NESSUNA FRONTIERA

CONTRO IL G8 SIAMO TUTTE/I CLANDESTINE/I

 

Compagne e Compagni antirazziste/i

 

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09.05.09 Moyenei, Baracca Sound e Downtown Rockers per RadiOndaRossa

Radio Onda Rossa 87.9 e Strike SPA presentano:

Sabato 9 maggio

dopo il successo di Actitud Maria Marta,

ancora rime femminili dall’America Latina:

Moyenei (Cile/Messico)

Baracca Sound e Downtown Rockers

ingresso a sottoscrizione: 5 euro per RadiOndaRossa

Strike spazio pubblico autogestito
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Dopo
aver partecipato al tributo ai Clash a Liverpool ed essersi esibita con
gli Asian Dub Foundation a Londra, Moyenei approderà in Italia per un
unica data a sostegno di Radio Onda Rossa.

Già integrante delle
Mamma Soul (disco d’oro 2001 con l’album "Fé" e nomination al Latin
Grammy 2002), Moyenei lavora da alcuni anni come solista, proponendo
un’originale miscela tra soul, rap, reggae e musica latinoamericana.

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Moyenei inizia la sua carriera nel 1996, a 18 anni, coltivando il mix tra musica latinoamericana e la musica nera.

Prendendo come sonorità principali i suoni urbani, le percussioni latine e le influenze del jazz, il tropicalismo e l’hip hop.

Cantante
cilena contemporanea, eternamente alla ricerca della miscellanea
musicale, Moyenei attraversa i suoni del mondo, pur lasciando una
chiara connotazione urbana, con il punto di vista di una giovane donna.

Già
nel 1997 mette in moto il suo primo progetto musicale professionale,
chiamato Mamma Soul, progetto musicale femminile, fortemente
influenzato dalla musica soul, rap e reggae, oltre al folclore
latinoamericano.

Moyenei e il suo gruppo furono premiate e riconosciute con i premi più importanti premi e nomination in Cile e all’estero.

* Premio Nazionale delle Arti (Cile)
* Premio Associazione dei giornalisti dello spettacolo APES (Cile)
* Una nomination Grammy latino 2002 (USA)

Dopo
cinque anni di carriera come solista, la dinamica prende una direzione
determinante, con l’incorporazione di strumenti elettronici, l’uso
della tecnologia midi durante gli spettacoli dal vivo e il lavoro di
composizione.

Esplorando le sonorità delle strade, e i sample
(suoni catturati e registrati digitalmente), questa esperienza
raggiunge una maturità e nel dicembre del 2006, Moyenei va a Città del
Messico per promuovere il suo nuovo lavoro come solista, presentando,
inoltre, il suo nuovo video che sta girando per i canali musicali
messicani.

Moyenei si occupa, inoltre, di eventi culturali
insieme al suo progetto “MUXAXAS”. In Cile e in Messico RIMAS FEMENINAS
SOBRE LA TARIMA, progetto di incontro e diffusione del lavoro delle
donne nell’hip hop e nella musica urbana.

Moyenei incanala la
sua proposta musicale verso un’istanza di incontro e scambio culturale,
e così verso uno spettacolo meticcio, che dà forma a una gamma di
colori e suoni, in un viaggio multimediale e culturale latinoamericano.

video clip "corazonez": http://www.youtube.com/watch?v=IFPE4CP1kbs
bio: http://www.youtube.com/watch?v=pgiQYPHQ4XU

more info:

http://www.ondarossa.info
http://www.strike-spa.net
http://roma.indymedia.org/node/9315

Posted in RadiOndaRossa | Comments Off on 09.05.09 Moyenei, Baracca Sound e Downtown Rockers per RadiOndaRossa